Portofino, tante telefonate al titolare del Bistrot dopo il suo appello per il posto da cameriere: “Ma nessuno accetta, vogliono una camera. Ma qui è impensabile”

Portofino, tante telefonate al titolare del Bistrot dopo il suo appello per il posto da cameriere: “Ma nessuno accetta, vogliono una camera. Ma qui è impensabile”

Portofino, tante telefonate al titolare del Bistrot dopo il suo appello per il posto da cameriere: “Ma nessuno accetta, vogliono una camera. Ma qui è impensabile”



Decine di telefonate ma quel posto da cameriere in uno dei locali più chic di Portofino sembra non volerlo nessuno. Abbiamo parlato di nuovo con Mauro Evangelista dopo l’intervista – diventata virale – in cui si lamentava della difficoltà di trovare personale per il suo Portofino Bistrot.Tante chiamate, tanto interesse ma siamo punto e a capo, racconta Evangelista a Repubblica.

E la ragione sta probabilmente nella logistica ancor prima che nel dover sacrificare i sabati sera. A Portofino ci si arriva solo in auto – in moto se si abita a Santa Margherita – ma un mese di parcheggio costa come un monolocale alla periferia di Milano. Trovare una stanza per la stagione poi, ancora peggio, e il bus non è proponibile per chi finisce di lavorare tardi la notte. Quanto a San Margherita e dintorni parrebbe che non ci sia nessuno interessato al posto.

“Ho ricevuto più di una trentina di telefonate negli ultimi giorni – racconta Evangelista – sono rimasto sorpreso perchè arrivavano da tutta Italia, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Basilicata, dalla Puglia, dal Trentino, dalla Lombardia, dal Veneto, senza distinzione tra nord e sud. Le più vicine erano due ragazze di Ventimiglia, che verranno a fare un colloquio, se non cambieranno idea”

E gli altri?

“Gli altri conoscevano il settore, hanno già avuto esperienze, molti sono all’inizio, ma mi hanno subito chiesto se nello stipendio era incluso l’alloggio, e per noi non è possibile, lo fanno solo i grandi gruppi. Qui puoi trovare in zona un posto dove dormire, ma allora alla fine fai molti sacrifici e ti rimane poco in tasca. E’ passata settimana scorsa una signora di circa una cinquantina di anni, insieme a suo figlio, per consegnarmi personalmente il suo curriculum, una cosa che non succedeva da 7 anni. L’ho letto il giorno dopo, mi ha fatto una buona impressione, e questa signora abita in zona, le ho telefonato. Con un certo stupore, anche se ormai non i sorprendo più per niente, mi ha detto che lei voleva valutare con tranquillità le altre proposte che le arrivavano, per scegliere quella dove avrebbe lavorato meno e guadagnato meglio, ma con molta calma. Non l’ho più sentita”.

Come mai poco interesse da parte di chi vive qua vicino?

“Si vede che da quando hanno costruito l’autostrada, qui c’è poco spirito di sacrificio, ricordiamoci che viviamo in un Paradiso che dista meno di due ore da una città come Milano”.

Quindi siamo rimasti al punto di partenza. E’ sicuro che non si tratti di una questione di stipendio?

“Lo ripeto sono 1600 euro al mese per 40 ore come base, tredicesima a trattamento fine rapporto, a cui si aggiungono le mance e noi diamo anche dei bonus ai più meritevoli, dipende dalla volontà e dallo spirito di sacrificio. La verità è che il 90% delle persone del nostro settore non sono più italiane. Qui bisogna lavorare durante le feste, sabato sera. Certo se un cuoco guadagnasse 10 mila euro e un cameriere 9 mila, questo non succederebbe, ma è matematicamente impossibile. Oggi tutti i ragazzi vogliono laurearsi, e nessuno vuole fare più questi mestieri, sicuramente faticosi, ma lo ripeto altrettanto dignitosi, essere a contatto con il pubblico è una bella soddisfazione”.

Però c’è anche chi pensa che questi ragazzi vengano sfruttati. Dove sta la verità?

“Cerco di immedesimarmi nella loro situazione, anche se ho un’età e una mentalità diversa. Credo che sia un problema generale di questa generazione, probabilmente questi giovani stanno attraversando una crisi di identità, si sentono in un mondo precario, dove non ci sono mete e ideali. Per questo, forse sono poco inclini a fare sacrifici, sabato sera non vogliono lavorare e preferiscono andare a mangiare una pizza con gli amici; ma qualcuno dovrà pure farla questa pizza e servirla? Siamo finiti in un mondo complesso, più pieno di diritti e forse meno di doveri. Però dobbiamo trovare una soluzione, ci sto pensando e intanto aspetto fiducioso, sono un combattente e non mi rassegno”



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-03-23 10:53:11 ,genova.repubblica.it

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